"Svelato il mistero della sindrome da fatica cronica: le cause nel microbioma intestinale"
Lo sostiene uno studio statunitense della Cornell University. Dalla ricerca potrebbe nascere un nuovo test poco invasivo
di TINA SIMONIELLOCHI NE è affetto avverte una stanchezza che non passa, che nessun riposo allevia, che si acuisce anche con piccoli sforzi. E dolori diffusi, disturbi della concentrazione, cefalee. É la sindrome da stanchezza cronica (cfs) o encefalomielite mialgica (me) una condizione che non ha ancora una causa definita, né un unico test diagnostico che la rilevi con chiarezza. Uno studio della Cornell University e pubblicato sulla rivista scientifica Microbiome ha per la prima volta individuato dei marcatori biologici nel microbiooma intestinale associati alla malattia, dando quindi una possibile spiegazione delle cause. Si nasconderebbero in un microbioma intestinale anomalo. La ricerca potrebbe fornire gli strumenti per arrivare a definire un test diagnostico, semplice e poco invasivo, per individuare una condizione che interessa 0,4 -1 per cento to della popolazione, soprattutto tra i 40 e 59 anni, ma che è diffusa anche fra gli adolescenti. Si tratta di un problema che provoca una sostanziale riduzione dei livelli delle attività occupazionali, sociali, scolastiche e personali.
Lo studio. I ricercatori, biologi molecolari e genetisti dell’ateneo newyorkese, hanno esaminato campioni di sangue e di feci di 83 persone: 48 con diagnosi di fatica cronica e 39 sane. Di tutti hanno sequenziato il Dna presente nelle feci per identificare le specie batteriche presenti nel microbioma e la sua composizione. Il risultato è stato che la comunità microbica dei pazienti con fatica cronica era diverso. Aveva una composizione diversa: le specie batteriche erano ridotte, ed era anche minore la presenza di microrganismi dalla capacità antinfiammatori. Un po’ la stessa condizione di coloro che sono affetti da Chron e da colite ulcerosa, come si legge in una nota diffusa dalla Cornell.
L'infiammazione. Gli autori hanno inoltre scoperto nei campioni ematici dei pazienti, rilasciati in circolo da un intestino dalle funzionalità compromessa, alcuni marcatori biologici di infiammazione, che una volta nel sangue, potrebbero essere responsabili di scatenare una reazione immunitaria alla base dei sintomi della patologia. "Il nostro lavoro dimostra che il microbioma intestinale nella sindrome da fatica cronica è anomalo e che forse provoca sintomi gastrointestinali e infiammatori i chine soffre - ha dichiarato Maureren Hanson, professore presso il dipartimento di Biologia Molecolare e Genetica alla Cornell e autore senior dello studio - Inoltre la nostra scoperta di anomalie biologiche fornisce ulteriori prove contro il ridicolo concetto dell’origine psicologica della malattia".
Test e dieta. Dunque alla base della cfs non ci sarebbe una qualche forma di nevrosi ipocondriaca, o magari una forma di depressione, ma, come ormai da qualche anno in effetti si tende a ritenere anche in buona parte della comunità scientifica, più semplicemente una anomalia biologica, precisa, e localizzata: nell’intestino, secondo questo studio. Ciò significa che in tempi brevi potremmo avere un test poco invasivo per la diagnosti di una condizione che attualmente richiede una lunga lista di esami molti dei quali finalizzati ad escludere altre condizioni che potrebbero provocare gli stesi sintomi della cfs. E anche molt pazienza: a volte per arrivare a una diagnosi definitiva occorrono anni. "In futuro potremmo vedere questa tecnica come complemento di altre diagnosi non invasive - ha aggiunto Hanson - , ma se noi avremo una idea più chuara di cosa succede in questi microrganismi intestinali e nei pazienti i medici potrebbero prendere in considerazione cambiamenti di alimentazione, utilizzando prebiotici come fibre alimentari o probiotici per aiutare a curare la malatia".
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