«Invalida da 30 anni, l'Inps non ci crede»: malattia non inclusa nella lista dell'Ente
Affetta dalla sindrome da stanchezza cronica, un disturbo che però non è riconosciuto dall'istituto: assegno negato
di Lina Pison
BELLUNO - «Sono malata e dichiarata inabile all'attività lavorativa da molti specialisti e dalla commissione medica locale, ma sono sana per l'Inps, che non riconosce l'invalidità civile perché la mia malattia non è inclusa nella lista».Inizia 30 anni fa il travaglio di Maria Bianchi. La chiameremo così, questa signora, oggi di mezza età, che per anni è entrata e uscita dagli ospedali, facendo analisi per capire cosa le rendesse così difficile affrontare la vita quotidiana. La diagnosi arriva dopo molte visite: encefalomielite mialgica o sindrome da fatica cronica come la chiamano gli americani. Ma la strada è ancora in salita.
«Quello che ho dovuto affrontare - racconta la donna - ha dell'incredibile». Per il riconoscimento dell'invalidità civile serve fare domanda al medico di base. E così ha fatto la Bianchi, che sottolinea: «Ora bisogna pure pagare una trentina di euro, per far rispettare i propri diritti, mentre all'epoca non si pagava». Poi si passa per una commissione medica, ma l'ultimo a giudicare è l'Inps (Istituto nazionale di previdenza sociale). «Nel mio caso - racconta - c'è stata una dicotomia tra quanto emerso dalla prima visita alla seconda, ma non mi sono arresa». La sindrome da stanchezza cronica, infatti, non è tra le malattie per le quali è riconosciuto un indennizzo.
Maria Bianchi intraprende così la strada tortuosa della causa, di fronte all'ente statale. Diventa uno dei pochi casi in Italia per il quale il giudice dà ragione al malato. Tutto finito? Nemmeno per idea. «Per avere i soldi dall'Inps - spiega la signora - dalla vincita della causa alla liquidazione ho dovuto aspettare quasi 3 anni».
L'ultima amara sorpresa è arrivata direttamente in posta: «L'indennizzo è stato parziale, perché chi ha un reddito superiore a 4.470,70 euro in Italia non ha diritto all'assegno. Si tratta di circa 250 euro al mese che non coprono nemmeno le spese per farmaci e visite» - precisa Maria Bianchi. «Dov'è il Welfare? - si chiede poi la donna - Nei centri per l'impiego poi anziché darti una mano, ti propongono lavori che non puoi accettare. Lottare mi sta bene, ma non essere presa in giro».
Giovedì 23 Febbraio 2012