Amici,mi corre l'obbligo di rompere un po'le uova nel paniere,come si dice,mi rivolgo a chi si accinge a rimuovere le amalgame,non lo faccia di fretta e dal primo che incontra e prima di aver valutato bene con quale materiale sostituire le amalgame.Parlo per esperienza personale,sono stato il primo a disfarmi delle amalgame, ai tempi di Salutamed ne parlavo solo io che era diventato un tormentone la parola "Amalgama",per la fretta di disfarmene alcune le ho anche ingoiate,non mi son fatto mancare mai nulla come potete vedere..Comunque scherzi a parte,le amalgame si sostituiscono con i compositi,per me è stato come cadere dalla padella nella brace,perchè il mondo delle resine composite è anche più subdolo dell'amalgama stessa.Parlo di tossicità e di biocompatibilità dei compositi,e la scommessa a conoscere di cosa sono fatti veramente,pensate che in molti di essi vi ritrovate anche il mercurio,ed in forma più deleteria.
Vi metto qui'uno dei miei documenti di ricerca sui compositi,perchè io sono una vittima dei compositi,al punto che sto'valutando,se voglio campare cento anni in discreta salute,di togliere tutto,ma proprio tutto dalla bocca.A tal proposito,vi mettero'al corrente ,in seguito pero',della mia ricerca personale,che ho fatto sui centenari e la loro situazione dentale.Ciao Romy
Cosa sono, in realtà, i materiali da otturazione resinosi: i compositi
In questo importante gruppo di materiali, per l'otturazione delle cavità dentali, si trovano molti composti che differiscono tra loro per caratteristiche e comportamento nel tempo.
Le resine composite (i compositi), sono generalmente composte di tre, cosiddette, “fasi”:
1) Resina di base (fase organica).
2) Riempitivo inorganico minerale (fase dispersa).
3) Agente legante per l'unione della matrice con il riempitivo (fase intermodale).
La resina di base o matrice organica è circa il 45% della massa totale del composito ed è, a sua volta, costituita dall'unione di due o più diversi monomeri, per ottenere la viscosità che consenta l'incorporazione del riempitivo e la manipolazione del composto così ottenuto. La presenza di monomeri diversi, non consente una previsione del comportamento del materiale nel tempo ed, è solo la sperimentazione clinica, che consente di ottenere indicazioni sulle sue caratteristiche.
La “polimerizzazione” è la reazione chimica che determina l'indurimento del materiale e, consente d’ottenere un complesso macro molecolare, al termine di una reazione a catena innescata: per energia chimica (catalizzatore + iniziatore), oppure per energia luminosa (foto-polimerizzazione).
I compositi foto-polimerizzanti hanno: minore contrazione d’indurimento, maggiore stabilità cromatica, tempo di lavorazione illimitato e minore porosità (per assenza di bolle d'aria nel loro insieme).
In commercio si trovano numerosi tipi di compositi, sia auto sia foto-polimerizzanti.
Alcune caratteristiche sono però comuni:
1. contrazione da polimerizzazione (minori in quelli foto-polimerazzanti, ma non assenti);
2. polimerizzazione, comunque, sempre incompleta, varia dal 40% al 75%.
Nel caso della reazione di contrazione dei compositi foto-polimerizzanti, ha importanza che il metodo di lavorazione sia il più corretto possibile: l'esposizione ad una fonte di calore (tramite la lucidatura superficiale), aumenta il “grado di conversione”, determinando un miglioramento delle caratteristiche meccaniche (resistenza all'abrasione e durezza del materiale).
BIS-GMA Dimetacrilato di bisfenolo A
EGDMA Etilenglicol dimetacrilato
MMA Metilmetacrilato
TEGDMA Trietilen giicol di metacrilato
Tipo più comune è BIS-GMA + TEGDMA in % varia
(I monomeri classici della matrice organica dei composti)
Non voglio entrare nel merito della merceologia odontoiatrica, ma ricordo soltanto che, esistono vari tipi di materiali compositi, con indicazioni d'uso diverse e particolari, fornite dai produttori. I vari compositi possiedono tutti, diversa: durezza, resistenza alla compressione, resistenza alla trazione e modulo di elasticità, che determinano il loro ambito di utilizzo.
Oltre alle caratteristiche proprie d’ogni materiale d’otturazione, bisogna prendere in considerazione le caratteristiche dei vari adesivi dentinali, per avere la corretta adesione del materiale alle pareti della cavità cariosa.
La loro presenza è fondamentale: in loro assenza, la contrazione da polimerizzazione determinerebbe la creazione di una fessura marginale, che limiterebbe di molto la durata dell'otturazione a causa della conseguente ed inevitabile infiltrazione di saliva e batteri.
La semplice presenza di, un sottile film adesivo interposto tra materiale e pareti della cavità cariosa, evita il problema indirizzando, l’inevitabile contrazione del materiale d’otturazione, in altre direzioni meno critiche per la tenuta del perfetto suggello.
Particolare importanza ha il metodo di lavorazione dei compositi foto-polimerizzanti: le loro particolari caratteristiche di conversione e stabilità del colore, sono influenzabili dalla corretta esecuzione tecnica della otturazione. Se il dentista aggiunge il materiale composito in piccoli strati successivi ed espone alla fonte luminosa ogni strato in maniera adeguata al colore del materiale, al suo spessore ed alla posizione della lampada rispetto all'otturazione stessa, il restauro avrà una maggiore durata ed un aspetto, nel tempo, assai migliore.
Ovviamente, non ci sono materiali che non si prestano a critiche. Le principali critiche rivolte ai compositi sono da mettere in relazione alle loro intrinseche e non uniformi caratteristiche tecniche ed al loro costo d’esercizio, unitamente alla maggior difficoltà tecnica per il loro corretto utilizzo.
Inoltre, questi materiali, possono anche dare una risposta di tipo allergico, per lo più dovuta alla presenza di monomeri non polimerizzati: la reazione allergica a questi materiali è possibile per la percentuale di materiale non perfettamente polimerizzato residuo (in caso di corretto utilizzo), che è di circa il 25% del totale.
L'azione omeopatica del preparato è, allo stesso modo, difficile da evidenziare; tuttavia in pazienti sensibili, una sintomatologia a causa dell'uso dei compositi.
Un composito dentale e/o una resina sintetica, che sia definibile “biologica”, attualmente non esiste ancora!
Il composito, fotopolimerizzabile e non, il bonding o resina fluida, sono e rimangono dei prodotti di sintesi che, comunque, non rilasciano mercurio come le amalgame (sarebbe auspicabile scegliere compositi privi di metalli).
E’ altrettanto auspicabile che il composito non sia citotossico ed il più possibile bio-compatibile.
I test della citotossicità eseguiti sui compositi sono sostanzialmente tre:
1. osservazione della lisi dei fibroblasti, messi in cultura ed incubati con il materiale in esame;
2. osservazione della emolisi del sangue umano, per valutare la dissoluzione dei globuli rossi messi a contatto del materiale in esame;
3. il protocollo ISO 9003, che però usa cavie animali.
L’aspetto gradevole e naturale dei compositi, nasconde un “difetto” che i produttori (tutti) si guardano bene dall’evidenziare: alcuni scienziati americani hanno rilevato la presenza di 12 sostanze diverse, di cui alcune addirittura proibite, in particolare:
1. idrocarburi derivati dal petrolio,
2. metacrilato bi-fenolo,
3. di-metacrilato di urea,
4. soluzioni alcoliche di amine terziarie,
5. etanolo,
6. acido solfidrico,
7. perossido di benzene (CANCEROGENO),
8. floruro di bario,
9. etile benzoico (CANCEROGENO),
10. silicato alluminoso di litio,
11. silicato alluminoso di bario,
12. composti mercuriali (incostanti).
Purtroppo l’elenco è ben lungi dall’essere completo ma, la cosa paradossale è che, vi si può trovare anche del mercurio!
Ricordo che queste otturazioni in composito, sono impiegate proprio per evitare le otturazioni in amalgama che, notoriamente, contengono e rilasciano mercurio.
Le sostanze sopra elencate, possono avere effetti tossici non solo per il nervo ma, anche, per i tessuti orali circostanti ed, infine, per l’organismo nel suo complesso.
Da qualche tempo, cioè da quando è iniziata la “corsa alla rimozione selvaggia delle amalgame”, da parte di alcuni “dentisti furboni” che hanno fiutato il business, improvvisandosi dentisti olistici,si assiste a catastrofi causate dall’impiego dei compositi, quali:
1. necrosi della polpa (il nervo), seguite da cancrena pulpare con infezione;
2. formazioni di cisti, che necessitano talvolta l’estrazione del dente, con enucleazione chirurgica della cisti,
3. fratture dei denti trattati con questi materiali,
4. pre-contatti e/o assenza di contatti masticatori fisiologici.
Davanti a tali “tragedie” si è arrivato a consigliare alle persone, che non dispongono d’adeguate risorse economiche per far fronte alla rimozione delle amalgame (tutte, non solo qualcuna) e sostituirle con i compositi, di non farlo assolutamente.
I compositi fotopolimerizzabili sono riservati a cavità di scarsa estensione e profondità e non al ripristino di cuspidi, fosse, e/o della masticazione intera e/o anche di più superfici laterali contemporaneamente (linguali, palatali, prossimali).
Nel caso di denti molto compromessi, che sarebbe più opportuno ricoprire con corone in ceramica integrale o ricostruire con intarsi in oro a 20 carati,si consiglial’installazione di un “inlay”, cioè di un intarsio in resina (meglio se in PEX), polimerizzato in un fornetto a luce-calore, all’esterno della bocca.
Questo materiale, inizialmente, è tossico come tutti i materiali sintetici ma, solo prima ed al momento della polimerizzazione, che però è fatta in laboratorio, così come la lucidatura e la “verniciatura” d’impermeabilizzazione. Tuttavia, malgrado tutte queste raffinate procedure, la cementazione e sigillatura finale in bocca è, pur sempre, eseguita con un filo di composito fotopolimerizzabile di sintesi, che potrebbe, anch’esso, portare a cancrene pulpari.
