Adesso il rapporto tra DHEA/Cortisolo,appunti che presi dai lavori del Dott.Ascanio Polimene.
Dhea e cortisolo: un equilibrio per la vita.
Il cortisolo influenza tutte le cellule del nostro organismo,garantendoci la sopravvivenza. Piccole ondate di cortisolo svolgono effetti benefici sul sistema immunitario stimolandone le funzioni antiinfettive e favorendone le azioni antinfiammatorie.
Nelle situazioni stressanti è il cortisolo(coadiuvato dall’aldosterone) che sostiene la pressione arteriosa,l’equlibrio idrico-elettrolitico, il battito cardiaco, la circolazione e l’irrorazione degli organi vitali ;l’ormone favorisce altresì l’apporto di acidi grassi e di glucosio al fine di ottimizzare la produzione energetica negli organi maggiormente coinvolti nella reazione allo stress, come cuore,polmoni, muscoli e sistema nervoso; in queste circostanze, l’ormone ci permette di fronteggiare e superare al meglio la situazione avvertita dall’organismo come pericolosa, nonché di controllare i pericolosi fenomeni infiammatori che caratterizzano la reazione allo stress. E’ grazie al cortisolo, modulatore delle catecolamine, che riusciamo ad affrontare con sicurezza ed atteggiamento mentale positivo le situazioni stressanti senza farci prendere dal panico ed a farci paralizzare dall’ansia. Infatti la percezione negativa dello stress (distress) provocata da alti livelli di adrenalina e noradrenalina,e’alla base di molte patologie come quelle cardiovascolari, le degenerative ed il cancro stesso.
Piccole dosi quotidiane di cortisolo migliorano altresì l’umore ed i processi cognitivi come la capacità di concentrazione e di memorizzare i vissuti specie in situazioni stressanti, favorendo l’ideazione, la fluidita’ e la chiarezza di pensiero;anche la rapidità con cui si prendono decisioni importanti in situazioni ad alto contenuto di stress, la dobbiamo proprio all’azione del cortisolo.
Qualsiasi essere vivente non potrebbe vivere senza gli effetti vitali del cortisolo, soccomberebbe al minimo stress come accade in natura agli animali più deboli e vecchi. Il cortisolo viene prodotto fisiologicamente dalla zona fascicolata della corteccia(area piu’esterna) delle ghiandole surrenali.L’ormone circola nel sangue prevalentemente (pari al 94-95%) in una forma inattiva che e’ coniugata da due proteine plasmatiche(albumina e transcortina o CBG), mentre la forma libera e biologicamente attiva e’ pari al 5-6%.L’ormone viene secreto dalle ghiandole surrenali in base ad un ritmo giornaliero o circadiano con picco mattutino intorno alle 8 - 9 e minimo serale , tra le 22 e la mezzanotte.
Questa circadianità fa si che il cortisolo possa esercitare le sue funzioni vitali nel corso della giornata ed essere metabolizzato nella fase pomeridiana e serale.In questo modo tutte le cellule ne sfruttano i suoi effetti proenergetici senza essere intasate ed intossicate dalla sua azione. In queste condizioni ottimali, l’ormone puo’ esercitare le sue azioni essenziali per le funzioni cellulari senza creare danni.Il ritmo circadiano dell’ormone viene regolato da un meccanismo di autoregolazione che si realizza grazie alla presenza di alcuni recettori che sono disseminati nell’ippocampo,nell’ipotalamo ed in altre aree cerebrali.
Questi agiscono come sensori deputati a registrare i livelli giornalieri(i primi) e sotto stress (gli altri) del cortisolo ed a limitarne la produzione oltre certi valori;cio’avviene attraverso l’inibizione del CRH e dell’ACTH,liberati rispettivamente dall’ipotalamo e dall’ipofisi.In pratica,questo sistema di regolazione, si comporta come una specie di servofreno automatico che,avvertiti certi livelli ormonali,retroagisce bloccando i segnali che danno origine alla cascata.Per questo motivo e’ nominato ‘’feedback’’ o retrocontrollo negativo ed e’ comune a molti assi ormonali(ormoni sessuali ed ormoni tiroidei) con il fine di garantirne la realizzazione dei ritmi circadiani, l’armonizzazzione reciproca nonche’ la modulazione di pericolosi eccessi ormonali.
L’azione del cortisolo viene altresì regolata da altri meccanismi fisiologici:
-la produzione sinergica da parte delle surrenali del dhea e dell’aldosterone che,influenzando i livelli di acth,regolano indirettamente la produzione di cortisolo da parte dei surreni.
-l’attivita’ enzimatica di alcuni tessuti(ossa, fegato, tessuto adiposo, cellule del sistema immunitario, reni, sistema nervoso) che producono il cortisolo da precursori non attivi (cortisone) e viceversa.Lo stesso dhea, attraverso il suo metabolita cheto-dhea,favorisce la trasformazione del cortisolo in cortisone.
-L’ espressione del gene attivatore la sintesi di cortisolo,viene inibita dal dhea mentre viene stimolata dalle famigerate citochine infiammatorie che si accumulano con l’invecchiamento e nello stress cronico.
Questo perfetto e complesso meccanismo di controllo delle azioni e della sintesi del cortisolo, si realizza in quanto, svolgendo l’ormone funzioni cataboliche, alti e costanti livelli di cortisolo porterebbero a conseguenze negative su tutte le funzioni cellulari.In questo modo l’azione dell’ormone viene limitata ai periodi del giorno in cui ce n’è più bisogno, garantendoci sprint psico-fisico nonché ottimale attività del sistema immunitario, cardiovascolare, nervoso e di tutti gli apparati. Allo stesso tempo bassi livelli pomeridiani e serali dell’ormone, agevolano la realizzazione della fase anabolica e riparativa sotto l’influenza dell’ormone della crescita e della melatonina,che inibiscono a loro volta la produzione notturna del cortisolo.
Come spesso avviene in natura, le azioni di un ormone vengono controllate dagli effetti di un altro ormone; basti pensare alle azioni modulatrici del progesterone sugli estrogeni ed al tanto propagandato equilibrio tra insulina e glucagone.Anche il dhea ed il cortisolo, agiscono di concerto modulandosi vicendevolmente ed influenzando cosi’ molte funzioni con azioni spesso contrastanti che regolano il sistema nervoso ed immunitario, il metabolismo energetico ,di grassi, zuccheri e proteine, la produzione di eicosanoidi buoni e cattivi, il metabolismo muscolare, osseo, della pelle e dei connettivi.Il dhea ha un suo ritmo circadiano meno evidente e definito di quello del cortisolo; viene prodotto in dosi significative(e’ lo steroide piu’ diffuso nel corpo umano) dopo i primi anni di vita, fino al raggiungimento di un picco tra i 20 ed i 30 anni per poi scemare progressivamente con il trascorrere degli anni. Verso i 70 - 80 anni i livelli di dhea sono solo del 10-20% rispetto al picco giovanile. La ridotta produzione del dhea con l’età, detta adrenopausa, è da attribuirsi ad un involuzione morfologica dell’area corticale delle surrenali (zona reticolare), in cui l’ormone viene sintetizzato.
A questo fenomeno concorrono altresì gli effetti negativi sulla sintesi dell’ormone esercitati dalle citochine infiammatorie che si accumulano con l’età.L’ormone, come il pregnenolone,viene altresi’ prodotto in misura minore dalle cellule gliali del sistema nervoso,dalle gonadi e dalla pelle.La secrezione del dhea, come quella del cortisolo e dell’aldosterone, e’ regolata dall’acth ipofisario.L’ormone circola nel sangue prevalentemente come Dhea’S o solfato, che e’ una forma di deposito coniugata a proteine plasmatiche (ma con evidenti effetti neurologici);questa viene trasformata nei tessuti periferici ad opera di alcuni enzimi detti sulfatasi in Dhea libero o biologicamente attivo.
Il Dhea’S e’ anche la forma che viene abitualmente dosata nel sangue in quanto piu’ stabile della forma libera.Molti degli effetti del dhea sono da attribuirsi alle sue azioni dirette di tipo genomico e nongenomico, altri alla sua trasformazione nei tessuti periferici in androgeni, in estrogeni e in altri metaboliti (androstenediolo,androstenetriolo, cheto-dhea).Uno dei ruoli preminenti del dhea, è quello di disciplinare l’azione del cortisolo, influenzandone la produzione ed antagonizzandone gli effetti negativi specie sul sistema nervoso ed immunitario(del timo in particolare).
D’altra parte lo stesso cortisolo, tende a modulare la sintesi di dhea,influenzando la produzione dell’acth.Come vedremo successivamente,entrambi gli ormoni sono assoluti protagonisti della reazione allo stress.I due ormoni influenzano l’attivita’di tutti gli apparati,svolgendo primariamente il cortisolo azioni cataboliche ed il dhea funzioni di tipo anabolico; Il dhea potenzia gli effetti proenergetici,antinfiammatori ed antistress del cortisolo,ostacolandone allo stesso tempo le azioni negative che sono conseguenza dell’eccessivo catabolismo(perdita di massa ossea e muscolare,invecchiamento della pelle)nonche’ di altre azioni(diabete,obesita’,immunodepressione,neurotossicita’).
Il rapporto ottimale tra il dhea ed il cortisolo, valutati entrambi con dosaggio plasmatico mattutino, è quello dei 25-30 anni ovvero tra 15 e 25.A questi valori deve essere riportato al fine di ottimizzare il funzionamento armonico dei due ormoni e di tutti quegli apparati che ne sono influenzati.In particolare sono il sistema nervoso e quello immunitario ad essere particolarmente condizionati da questo rapporto.Appare chiaro che e’di importanza fondamentale la valutazione anche dei valori assoluti dei livelli plasmatici o salivari degli ormoni,che se entrambi ridotti di ugual grado,darebbero un rapporto pressoche’normale.
Dhea-Cortisolo nell’Aging.
Con l’invecchiamento di solito si osserva un brusco ed imponente calo dei livelli di plasmatici di dhea,dei suoi metaboliti nelle urine delle 24 ore (17-chetosteroidi) e di altri ormoni anabolici come testosterone, melatonina e gh, mentre i valori del cortisolo totale e libero nel plasma, del cortisolo libero e dei suoi metaboliti nelle urine delle 24 ore (17-idrossicorticosteroidi), possono essere lievemente aumentati, stabili o ridotti in modo meno evidente.Ciò può favorire, a causa di una dominanza del cortisolo rispetto al dhea e quindi del catabolismo sull’anabolismo, l’insorgenza di molte patologie connesse al processo di invecchiamento (Hechter 1997-Bruin 2002-Valenti 2002-2004):
1. osteoporosi, perdita di massa muscolare (sarcopenia),assottigliamento ed invecchiamento della pelle,rallentamento dei processi di guarigione delle ferite.
2. depressione, disturbi dell’umore, perdita di memoria specie di quella dichiarativa.
3. immunosenescenza caratterizzata da un lato dall’indebolimento delle difese immunitarie con aumentata suscettibilita’verso infezioni e tumori, dall’altro dall’incremento di patologie infiammatorie croniche.
4. obesità di tipo addominale dovuta a resistenza periferica all’ insulina ed alla leptina associata ad anomalie dei grassi nel sangue,arteriosclerosi,ipertensione,ritenzione idrica, diabete ed aumentata incidenza di patologie cardiovascolari.
5. artrosi.
6. anomalie ed asincronie in altre funzioni ormonali.
In altri soggetti, le cui surrenali tendono ad esaurirsi a causa dello stress cronico(adrenal fatigue), puo’osservarsi, oltre a quella del dhea e dei suoi metaboliti urinari, una riduzione piu’ o meno evidente dei livelli di cortisolo plasmatico totale e libero (solitamente di scarso valore diagnostico in quanto soggetti ad oscillazioni) e sopratutto del cortisolo libero (indice della produzione giornaliera della frazione biologicamente attiva) e dei suoi metaboliti (espressione del grado di utilizzo e quindi del metabolismo periferico) nelle urine delle 24 ore.
In alcune situazioni si puo’verificare un fenomeno paradosso caratterizzato da livelli plasmatici piu’ o meno elevati,associati ad un calo dei suoi metaboliti urinari,espressione di un ridotto utilizzo dell’ormone causato dalla minore sensibilita’ dei recettori periferici dello stesso ormone.In sostanza il cortisolo si accumula nel sangue quando non viene adeguatamente utilizzato dai tessuti.In entrambe queste situazioni si osserveranno i caratteristici sintomi da carenza (o da inadeguato utilizzo o metabolismo dell’ormone) quali:
-stanchezza profusa specie dopo uno stress,in posizione eretta,al mattino(difficolta’a svegliarsi presto) e nel primo pomeriggio con migloramento serale.
-febbricola specie dopo uno stress
-difficolta’a controllare lo stress con sbalzi d’umore,aggressivita’, attacchi di panico, problemi di concentrazione, confusione,sonnolenza e vuoti mentali.
-improvvise crisi ipoglicemiche che si manifestano con irritabilità, sudorazione e voglia di dolci che favoriscono l’aumento di peso
-senso di fame smodato verso i cibi salati
- sbandamenti, tachicardia, vertigini in posizione eretta, svenimenti, espressione di bassa pressione.
-allergie,ipersensibilita’a sostanze chimiche e ad additivi, orticarie, eczemi,psoriasi,gastriti, coliti, congiuntiviti, artriti,patologie autoimmuni,infiammazioni varie
-chiazze iperpigmentate su pelle e mucose (causate dagli effetti di stimolo della melanina da parte degli alti valori di acth)
Molti di questi disturbi tendono ad accentuarsi in seguito ad uno stress psico-fisico anche minimo ed in posizione eretta ed a migliorare con il riposo ed in posizione distesa.
In tutti questi casi, ai sintomi da carenza di cortisolo,si associano quelli dovuti a deficit di dhea come:
-perdita di peli pubici ed ascellari ed agli arti (uomo)
-pelle,capelli e congiuntive secche
-suscettibilita’alle infezioni ed alle infiammazioni croniche(artrite reumatoide)
-suscettibilta’ verso diabete,aumento di peso,dislipidemia , patologie cardiovascolari ed osteoporosi.
-dolori articolari
-perdita di tonicita’e di massa muscolare,inflaccidimento dell’addome.
-stanchezza,depressione,sbalzi d’umore,calo della libido e della potenza erettile,problemi di memoria.
-scarsa resistenza allo stress ed in particolare verso i rumori.
-accumulo di grasso in sede addominale.
DHEA e Cortisolo: una questione di ritmo.
Le anomalie piu’frequenti dei due ormoni che si osservano con l’invecchiamento, riguardano le pertubazioni qualitative dei ritmi circadiani. Con l’eta’si verifica un appiattimento della curva del cortisolo, che viene a mancare del consueto picco mattutino e con possibilita’di picchi serali anomali (Ferrari 2001).In sostanza l’ormone viene prodotto in modo sbagliato:ridotto la mattina con comparsa dei caratteristici sintomi da carenza e presenza serale con disturbi del sonno, ansia, irritabilita’ e fami serali immotivate.
Cio’comporta naturalmente una produzione globale giornaliera ed un suo metabolismo di poco alterati.Anche la curva del dhea tende ad appiattirsi in modo ancora piu’evidente.Poiché il ritmo circadiano del cortisolo e del dhea influenzano il ritmo giornaliero di altri sistemi ormonali nonche’del sistema immunitario,anche questi ne risentono aprendo le porte all’anarchia ed alla desincronizzazione ormonale ed immunologica.
Equilibrio Dhea - Cortisolo: quali cure.
A seconda del quadro clinico e di laboratorio che si presenta, potremmo utilizzare dhea da solo o in associazione con cortisolo ed eventualmente con microdosi di melatonina da somministrare il tardo pomeriggio con il fine di prevenire il picco anomalo serale di cortisolo e di ripristinare quindi l’armonia dei ritmi circadiani.
E’ molto importante ricordare che, quando viene prescritta l’assunzione del cortisolo,e’ opportuno procedere ad una simultanea somministrazione di dhea e di altri ormoni anabolici, con lo scopo di potenziarne le azioni positive specie antinfiammatorie, limitandone gli effetti negativi di tipo catabolico (Cutolo 1999).Anche le tecniche di rilassamento come yoga, la meditazione trascendentale e le tecniche di ‘’Stress Management’’,sono di grande aiuto nell’armonizzare il rapporto tra i due ormoni.
Il ruolo del pregnenolone sull’equilibrio Dhea-Cortisolo.
Come piu’ volte sostenuto, essendo il pregnenolone precursore sia del dhea che del cortisolo e venendo utilizzando dall’organismo a seconda delle necessita’ del momento (funzione adattogena), puo’essere somministato nelle varie situazioni in cui si osserva una carenza del dhea associata o meno a quella del cortisolo ed in particolare nella patologie che sono espressione delle varie fasi dello stress cronico.
Naturalmente ne andra’ sempre verificata la conversione sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo.
Qualora questa sia assente o parziale, il pregnenolone andra’ sostituito o associato ad uno o ad entrambi gli ormoni a seconda delle circostanze.Benificieranno di questa terapia, soprattutto quei casi di patologie a carattere infiammatorio cronico come l’artrite reumatoide,la fibromialgia o quei pazienti affetti da fatica cronica in cui si osserva di frequente una simultanea carenza sia di dhea che di cortisolo.
L’ALDOSTERONE,L’ORMONE DELL’ACQUA.
L'Aldosterone e' il principale ormone mineralcorticoide prodotto dal surrene.
La sua secrezione e' essenzialmente regolata dal sistema renina-angiotensina, ma un ruolo importante e' anche svolto dall'ACTH, dal GH,dagli estrogeni e dai livelli di sodio e potassio plasmatici.Secreto principalmente durante il giorno, il suo ruolo e’ quello di sostenere la pressione arteriosa quando si e’ in posizione eretta ed in sinergia con il cortisolo nelle situazioni di stress.
Questi effetti sono il risultato della sua azione sul metabolismo idrico e degli elettroliti che si esplica favorendo il riassorbimento di acqua e di sodio a livello renale e la simultanea escrezione di potassio.
La produzione dell’ormone viene stimolata stando in posizione eretta,dall’attivita’ fisica,dallo stress e da una dieta iposodica o ricca di grassi e di proteine,dalle situazioni in cui si osserva un’aumentata perdita di liquidi e di sale(eccessiva sudorazione,abuso di diuretici).
La sintesi e l’escrezione dell’ormone nelle urine delle 24 ore, si riducono con il trascorrere degli anni ed in particolare ne risente la capacita delle surrenali di produrre l’ormone in condizioni di regime alimentare con poco sodio.I principali sintomi da carenza dell’ormone sono espressionedell’ eccessiva eliminazione di acqua e di sodio con le urine, cui consegue disidratazione, una caduta della pressione arteriosa e quindi del grado di ossigenazione cerebrale quando si passa dalla posizione distesa a quella eretta.Questi si accentuano quando si sta molto tempo in piedi,mentre migliorano ritornando in posizione distesa.
Stanchezza,senso di mancamento,difficoltà a concentrarsi ed a mantenere la fluidita’ di pensiero e di eloquio,facilita’ a distrarsi,sonnolenza,sbadigli,distubi della vista con difficolta’ a mettere a fuoco gli oggetti,caratterizzano il quadro clinico da carenza dell’ormone.I disturbi migliorano muovendosi in continuazione nel tentativo di sollecitare la pressione e naturalmente in posizione distesa.Altri sintomi sono rappresentati dall’eccessiva urinazione specie di giorno e dopo aver bevuto;le urine sono altresi’ abbondanti e prive di colore.Sete spiccata e voglia di cibi salati completano il quadro clinico soggettivo.
I sintomi obiettivii sono dovuti a valori ridotti di pressione arteriosa ed a disidratazione:
-Volto emaciato,pallido,con sguardo assente,abbassamento dei valori della pressione arteriosa di 10mm/HG quando si passa improvvisamente dalla posizione distesa a quella eretta.
-Rughe profonde,occhi scavati,lingua che conserva l'impronta dei denti,pelle anelestica;
Completa la diagnosi la ridotta secrezione di aldosterone e potassio nelle urine delle 24 ore,associata ad un incremento dell'escrezione del sodio.la somministrazione personalizzata dell'ormone bioidentico risolvera' il problema.
dhea e pregnenolone come ormoni maschili?
Dhea e pregnenolone come ormoni maschili?
Poiché il DHEA(che deriva dal pregnenolone) viene trasformato in testosterone e in estrogeni, le donne non potrebbero forse usare il DHEA anziché una combinazione dei due ormoni sessuali? In un articolo del 1996 intitolato «Androgens and the Postmenopausal Woman», il dott. Davis e si suoi collaboratori avanzano esattamente questa ipotesi: «Gli androgeni [il testosterone è una di queste sostanze] sono ormoni importanti nelle donne e svolgono molteplici azioni. Il calo di produzione di androgeni e pre-androgeni ovarici e surrenalici che ha inizio nel decennio precedente la menopausa, può avere un impatto notevole sulla salute delle donne.Solo recentemente è stata riconosciuta l’importanza che la carenza di androgeni assume per la salute dei soggetti di sesso femminile e, benché ancora controversa, la terapia sostitutiva a base di androgeni sta diventando uno strumento medico sempre più diffuso.La scelta della terapia sostitutiva a base di androgeni dovrebbe essere offerta alle donne in postmenopausa che nonostante la somministrazione di un’adeguata terapia sostitutiva a base di estrogeni e dopo aver escluso l’esistenza di altre possibili patologie, lamentano affaticamento e una perdita di benessere psicofisico persistenti o più comunemente un calo della libido. Il trattamento con DHEA costituisce un potenziale mezzo alternativo per ottenere una reintegrazione degli ormoni androgeni nelle donne anziane. Futuri studi di ricerca dovranno chiarire l’utilità e la sicurezza di questa terapia».
Marta, una paziente di 43 anni, si è espressa così a questo proposito: «Il mio desiderio sessuale è andato gradualmente calando sin da quando avevo circa trent’anni e durante gli ultimi tempi ho notato che, quando esco con un uomo, se questi accenna a baciarmi, io mi ritraggo. Ho iniziato ad assumere 10 mg di DHEA a giorni alterni e dopo un mese ho notato che il mio desiderio di intimità fisica era ritornato. Ora ho ripreso ad apprezzare i baci lunghi e appassionati».
Dopo aver trattato direttamente numerose donne con il DHEA e averne seguite molte altre che assumevano questo ormone, abbiamo constatato che un numero significativo di loro ha ottenuto un incremento della libido. Ciò è sicuramente la conseguenza della trasformazione del DHEA in testosterone. Una paziente ha persino confidato: «Adesso che prendo il DHEA mio marito non ce la fa più a stare al passo!» Un’altra racconta: «Mi sembra di essere diventata come quei manovali che mentre lavorano per strada adocchiano le donne che passano loro davanti: non posso fare a meno di guardare tutti gli uomini che passano». Riteniamo che con la somministrazione di DHEA molte donne potrebbero recuperare parte di quel desiderio sessuale che avevano perduto con il passare degli anni. In conclusione, qualora i medici ritenessero opportuno ripristinare i livelli normali di androgeni delle loro pazienti,dovrebbero prendere in seria considerazione l’idea di usare il DHEA o il pregnenolone come alternativa al testosterone.Una terapia di questo tipo è piu’indicata per le donne che per gli uomini in quanto il sesso femminile converte piu’ brillantemente il dhea in testosterone.Qualora la produzione di testosterone sia inadeguata,pur avendo ripristinato i livelli ottimali di dhea’s plasmatico,si optera’per una terapia a base di microdosi di testosterone bioidentico per via transcutanea.
Associamo altresi’ spesso il Dhea e/o il testosterone all’ossitocina con il fine di ottimizzare il desiderio sessuale nonche’la qualita’e la quantita’ degli orgasmi.
L’ossitocina:l’ormone della socialita’ e della sessualita’ migliore.
L’ossitocina (OT) e’ un ormone prosociale che svolge una serie di funzioni implicate con la trasmissione dei geni e la conservazione della specie quali l’accoppiamento, la nascita,l’allattamento, l’accudimento della prole, il legame parentale ed il legame tra pari.E’ secreta dall’ipofisi posteriore in seguito a generici stimoli cutanei non dolorosi (carezze, massaggi,applicazione di calore sulla pelle) quali si producono per il contatto intimo con altri esseri viventi, ma anche in seguito a stimoli cutanei specifici collegati alle funzioni della riproduzione e dell’allevamento della prole quali il rapporto sessuale, il parto e la suzione della mammelle. Ma l’OT viene secreta anche in seguito a contatti meno “ravvicinati” di quello pelle a pelle, per esempio alla semplice visione della persona amata o nel corso di interazioni umane incentrate sulla fiducia reciproca, quindi per stimoli esclusivamente psicologici.L’OT, secreta all’atto dell’accoppiamento,nel corso del parto e dell’allattamento,agisce sulla mente dei partner della relazione sessuale e sulla coppia madre-neonato e madre-lattante, svolgendo i suoi effetti squisitamente psicotropi. La semplice vicinanza della persona alla quale si e’ “legati” (guardarla, toccarla) induce di per se’ l’attivazione di aree cerebrali ricche in OT, garantendo la continuita’del legame amoroso anche al di la’ del contatto fisico specificamente correlato alle funzioni procreative e nutritive.Durante il rapporto sessuale ,il picco di OT associata all’orgasmo determina l’eiaculazione attraverso la stimolazione di cellule muscolari lisce del tratto riproduttivo e nella donna la contrazione della parete vaginale e la stimolazione della secrezione vaginale.La terapia con OT(per via nasale,iniettabile o orale), oltre ad avere importanti effetti sulle funzioni sessuali,attenua altresi’ lo stato d’ansia e l’ insicurezza facilitando i contatti sociali ed affettivi.Modulando il sistema dello stress,aiuta a vincere le paure ed il senso di panico che caratterizzano la percezione negativa dello stress.Miglioramento del sonno edell’ acuita’visiva,riduzione della sintomatologia dolorosa nei pazienti con fibromialgia e patologie autoimmuni, sono gli altri benefici apportati dalla somministrazione dell’ormone(Carmichael 1987,Coiro1988,Anderson 1994,Goldstein 2004).
Il cheto-dhea:il figlio del dhea con effetti brucia grasso ed immunostimolanti.
Sono ormai ampiamente diffusi gli effetti benefici del dhea, meno note sono alcune delle azioni salutari procurate dalla somministrazione dell’ormone, da attribuirsi ad ormoni naturalmente derivati dal metabolismo del dhea, come il cheto-dhea, l’androstenediolo e l’androstenetriolo.Il dhea viene trasformato a livello tissutale in ben 150 metaboliti ognuno dei quali svolge azioni ben precise. Uno dei metaboliti più importanti e biologicamente attivi, è il 7-cheto-dhea individuato per la prima volta nelle urine umane nel 1958.I livelli plasmatici dell’ormone nel corso degli anni sono speculari a quelli del dhea, raggiungono il picco plasmatici intorno ai 20 anni per scemare progressivamente nel corso dell’esistenza;intorno ai 50 anni i livelli del cheto-deha si riducono del 50%(Marenich1979).La somministrazione di cheto-dhea comporta una minima trasformazione in estrogeni ed androgeni per cui può essere assunto da pazienti in cui e’ controindicato il dhea, quindi nel caso di donne che presentano acne, presenza di peli in sedi anomale(irsutismo), caduta di capelli(alopecia androgenica) oppure in soggetti affetti da tumori ormondipendenti(seno,ovaio,prostata), con ottima tollerabilita’ anche nei trattamenti protratti(Sulkova2001,Davidson2000).Il 7-cheto dhea puo’essere assunto da solo o in associazione a piccole dosi di dhea, qualora si vogliano utilizzare i suoi effetti immunostimolanti e di “ringiovanimento” del sistema immunitario.
L’ormone svolge le seguenti funzioni immunologiche:
a) riduce la conversione di cortisone in cortisolo che rappresenta la frazione bioattiva dell’ormone (Prough 2003), contrastando altresi’ gli effetti immunosoppressivi del cortisone specie sulla ghiandola del timo.
svolge azione piu’ potente del dhea sull’induzione dell’interleuchina II e di tutto il sistema di citochine TH1 dipendenti (interferone gamma, interleuchina 12) con notevole attivazione dell’ immunita’ cellulo-mediata (Hampl 2000).
c) controlla le citochine ad azione proinfiammatoria come l’IL6 ed il Tnf attraverso l’inibizione del fattore di trascrizione nfk-b (Rook1997,Lardy1995).
d) favorisce la produzione anticorpale antinfettiva con potenziamento dell’azione delle vaccinazioni ed ottimizzazione dei loro effetti nell’anziano.
e) ripristino dell’armonia e dell’ efficienza immunologica nell’anziano (immunosenescenza) e nei pazienti immunodepressi (ottimizzazione rapporto CD4-CD8).
Gli studi più importanti, sono stati effettuati su un gruppo di macachi affetti da SIV e su un gruppo di pazienti affetti da HIV. In entrambi i casi, è stato evidenziata oltre ad un miglioramento del quadro clinico e ponderale, un’ottimizzazione dei livelli dei leucociti ed in particolare dei linfociti con normalizzazione del rapporto CD4/CD8(Caprani 2004).
Un lavoro presentato al convegno del FASEB del 2004 dal Dott. ZENK del centro di ricerche del Minnesota, ha messo in evidenza come la somministrazione dell’ormone ad un gruppo di anziani, ne abbia ottimizzato tutte le funzioni immunologiche, ripristinandone un funzionamento di tipo giovanile con aumento dei neutrofili, dei CD4 , dei natural killers e riduzione dei CD8.
In questo studio è stato osservato un certo calo della pressione diastolica, associato ad un’ottima tollerabilita’ dell’ormone.
La ridotta produzione dell’ormone è corresponsabile altresi’ dell’aumento di peso e della difficoltà a perderlo che sono caratteristiche dell’eta’, come osservato dal DOTT ZENK che, con il Prof. LARDY, ha condotto gli studi più autorevoli sul cheto-dhea e sui suoi effetti bruciagrasso(Current Thrapeutic Research 2002,Nutrition 2005).Il cheto-dhea determina la perdita di grasso attivando il meccanismo della termogenesi, che si caratterizza per la produzione di calore dal cibo.Mantenere la termogenesi a buoni livelli, consente di ottimizzare il metabolismo basale che tende a deteriorarsi con l’eta’ e che si riduce ogniqualvolta ci sottoponiamo ad un regime dietetico.A queste azioni si associa solitamente un effetto normalizzante i livelli dei grassi nel sangue.Tutte queste azioni,sarebbero sostenute prevalentemente da un intervento diretto dell’ormone(in modo piu’ energico di quanto faccia il dhea) sui recettori PPARS alfa o recettori nucleari attivati dai proliferatori perossisomiali;questi sono dei recettori nucleari ovvero delle specie di serrature localizzate nei nuclei delle cellule del fegato, dei muscoli, del sistema immunitario, del tessuto adiposo , ove svolgono svariate funzioni di fondamentale importanza nel regolare il metabolismo dei grassi a livello epatico,del tessuto adiposo e muscolare, nonche’la sensibilita’ delle cellule all’insulina e la modulazione della sintesi di citochine infiammatorie da parte delle cellule del sistema immunitario(Wahli 1999).Da non trascurare altresi’ l’effetto del chetodhea nell’agevolare la produzione del T3, frazione biologicamente attiva e bruciagrasso dell’ormone tiroideo(Lardy 1999).In uno studio effettuato in doppio cieco su 30 pazienti in soprappeso sottoposti a regime dietetico controllato (circa 1800 cal.\die) e a blanda attività fisica, la somministrazione di 200mg/die di cheto-dhea, ha determinato l’attivazione del metabolismo basale con incremento del 5-6% dei livelli plasmatici di Ft3, nonché la perdita di peso di circa 6,5 kg in 2 mesi (contro i2,1 kg del gruppo di controllo).La perdita era dovuta esclusivamente alla massa grassa con conservazione e lieve potenziamento della magra (al contrario del gruppo di controllo).Quest’ultimo effetto, sarebbe da attribuirsi alla sua azione anabolica che scaturisce dall’ antagonismo nei confronti del cortisolo e dall’ induzione dell’IGF-1(Zenk 1999).Grazie a questa azione di preservare la massa magra ed alle sue azioni antiinfiammatorie,l’ormone in sinergia con il dhea,si rivela utile altresi’nel combattere i processi di perdita di massa magra (sarcopenia) e di infiammazione cronica (inflammaging-Franceschi 2005) che caratterizzano l’aging ed in particolare l’immunosenescenza.Gli effetti brucia grasso dell’ormone vengono completati dalla sua capacita’ di ottimizzare il profilo dei grassi nel sangue (Sulkova2001).
Melatonina: il grande sincronizzatore.
La melatonina e’ un ormone prodotto dalla ghiandola pineale, ma in misura ridotta, anche dall’apparato digerente, dai linfociti, dalla pelle, dalla retina e dal midollo osseo. In tutti i vertebrati la produzione di melatonina da parte della pineale,segue un evidente ritmo giornaliero detto circadiano, con maggiore secrezione notturna. Nei mammiferi lo stimolo per la produzione notturna dell’ormone e’generato dall’attivita’ elettrica autonoma dei nuclei soprachiasmatici dell’ipotalamo, ovvero di un fascio di nervi localizzato nel cervello , all’altezza delle due arcate orbitarie, ove ha sede l’orologio biologico.I nuclei soprachiasmatici regolano la sintesi di melatonina, attraverso un complesso percorso nervoso ed enzimatico che porta in condizioni di buio a convertire la serotonina derivata dall’aminoacido triptofano in melatonina.L’orologio biologico esprime un ritmo di circa 24 ore ovvero trasmette impulsi elettrici periodicamente con un’alternanza di circa dodici ore di attivita’ e dodici ore di inattività.Questo ritmo e’ definito giornaliero o circadiano.Quando è attivo viene liberata melatonina, quando è inattivo ne viene inibita. Questa andrà quindi ad informare l’intero organismo sull’entita’ del tempo, comportandondosi esattamente come le lancette di un orologio e fungendo da sincronizzatore interno dei ritmi biologici. Per questo motivo la ghiandola pineale ed il suo effettore primario la melatonina, informando l’organismo sull’ora del giorno e sul momento stagionale, svolgono un ruolo estremamente importante nella regolazione dei ritmi stagionali e circadiani, influenzando altresi’ le funzioni riproduttive, il metabolismo,la regolazione della temperatura corporea e le funzioni del sistema immunitario. L’ormone in armonia con il cortisolo, regola l’alternanza giornaliera sonno-veglia. La melatonina e’ piu attiva di notte, agevola l’induzione del sonno e ne ottimizza l’architettura;il cortisolo la cui produzione viene indotta dalla luce, è l’ormone del risveglio che ci aiuta ad essere attivi durante la giornata. La ciclica alternanza dei due ormoni che si inibiscono a vicenda e che viene scandita dall’alternanza luce-buio, influenza altresì i ritmi circadiani di molte funzioni biologiche come la temperatura corporea,la pressione arteriosa,l’attivita’del sistema immunitario (alternanza Th-2-Th-1),i ritmi ormonali dell’ormone della crescita,della leptina,della ghrelina, dell’ormone tiroideo e di altri assi endocrini.Per questo motivo,la ghiandola pineale viene definita il direttore d’orchestra di tutti questi ritmi.Questa agisce come una sorta di computer omeostatico o di radar che riceve informazioni da diverse fonti interne o esterne all’organismo (ciclo luce-buio, temperatura, livello di stress, campi elettromagnetici, aggressioni infettive), rappresentando il vero trait d’union tra l’organismo ed il cosmo. La ghiandola, una volta ricevuti questi segnali, li filtra, li rielabora ed attraverso la produzione di melatonina e di altri ormoni, regola le varie funzioni endocrine ed immunologiche, al fine di garantire l’adattamento dell’organismo a varie situazioni ambientali e quindi l’equilibrio omeostatico.La produzione di melatonina (30-100 microgrammi giornalieri) decresce progressivamente nel corso degli anni, in particolare dopo i 50 anni,si riducono i livelli nonché l’ampiezza del ritmo di secrezione e quindi la morfologia dell’onda circadiana.Questo fenomeno è da attribuiursi ad una progressiva involuzione e calcificazione della ghiandola pineale.Il deterioramento della pineale (pinealopausa) nel corso degli anni, apre le porte all’invecchiamento attraverso una progressiva incapacita’ della ghiandola di realizzare i fenomeni adattativi nonché la sincronizzazione dei ritmi biologici. Sintomi da ridotta produzione dell’ormone sono rappresentati da:
- disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi, sonno superficiale con micro-risvegli notturni,assenza di sogni,sonno poco restauratore,sindrome delle gambe senza riposo,sonno agitato,tensioni muscolari notturne).
- disturbi dell’umore (agitazione, sbalzi d’umore,sindrome premestruale,fame ansiosa serale verso i carboidrati),calo della concentrazione e della memoria.
-anomalie dei ritmi circadiani:difficile adattamento al cambio di fuso (sindrome da jet lag) ed ai turni lavorativi,tendenza ad addormentarsi ed a risvegliarsi ad orari posticipati.
-indebolimento delle difese immunitarie(suscettibilita’ verso virosi e tumori).
-aumento della pressione arteriosa,irregolarita’ del ritmo cardiaco,accumulo di grassi nel sangue,ipeglicemia,aumento della coagulazione del sangue.
-fibromialgia.
-invecchiamento precoce,macchie senili.
L’effetto antieta’ della melatonina.
Molti problemi legati all’invecchiamento nascono dalla desincronizzazione dei ritmi biologici. A tal proposito, in uno studio italiano pubblicato sulla rivista scientifica “Pineal Research” nel 2004 e replicato nel 2007, si e’ dimostrato che, mentre i centenari presentano un livello di produzione dell’ormone decisamente ridotto rispetto agli anziani non centenari, in essi si riscontra una certa conservazione della circadianità con una modalita’ di tipo giovanile.Questo dimostra che non e’ tanto la ridotta produzione dell’ormone ad influire sull’aspettativa di vita e la qualità dell’invecchiamento, bensì la conservazione piu’ o meno evidente della circadianità dei ritmi di secrezione ormonale.La perdita di questa circadianita,’andra’ infatti a ripercuotersi negativamente sull’armonia degli altri ritmi ormonali. Questi saranno dominati dall’anarchia che caratterizza il così detto “collasso ipotalamico”. In particolare si sfasano i ritmi del cortisolo,dell’ormone della crescita,della leptina ,della ghrelina e dell’ormone tiroideo, Bassi livelli in prima mattinata di dhea,cortisolo testosterone e di ormoni tiroidei, ridotti livelli notturni di melatonina e di ormone della crescita associati ad anomala produzione serale di cortisolo, adrenalina, ghrelina, insulina e leptina, favoriranno disturbi del sonno, violente ed immotivate crisi di fame,anomalie del rapporto anabolismo/ catabolismo, del metabolismo dei grassi e dei carboidrati, nonché della risposta immunitaria e dei processi di memorizzazione.
La melatonina e’altresi’ una delle sostanze chiave che regolano le profonde e complesse interazioni tra cervello, apparato endocrino e sistema immunitario.In condizioni fisiologiche, il neurormone regola le funzioni immunologiche favorendo la produzione di molte cellule del sistema immunitario, mediante la sintesi di una proteina simile alle endorfine detta MIO o sostanza oppioide indotta dalla melatonina. Questa proteina, attraverso l’attivazione di alcuni fattori di crescita, stimola la sintesi a livello del midollo osseo, dei linfociti, dei macrofagi, dei neutrofili e delle piastrine,a partire da cellule progenitrici indifferenziate, garantendo cosi’ un ottimale tono circadiano immunologico.In particolare, sarebbe soprattutto l’immunita’ cellulo mediata(Th-1) che ci protegge dalle infezioni e dai tumori, a beneficiare di questi effetti. Bassi livelli di melatonina, come accade per il dhea, favorirebbero un evoluzione prognostica negativa di alcune patologie infettive croniche come l’infezione da hiv, nonche’ di molte patologie tumorali(Maestroni 1999,2001,2005,2006).La melatonina in alcune circostanze, potrebbe avere anche un effetto antinfiammatorio, agevolando la produzione di alcune citochine antinfiammatorie come la IL 10 e presentando quindi una modalita’di azione Th1-Th2 di tipo misto(Singh2001).Altro compito del MIO, è quello di proteggere il timo e gli organi linfatici dagli effetti immunosoppressivi del cortisolo, nelle situazioni di stress o nelle terapie cortisoniche.Per tutte queste funzioni,la melatonina in sinergia con il dhea,il cheto- dhea ed il selenio ed all’ormone della crescita, si rivela un prezioso antitodo all’invecchiamento del sistema immunitario definito anche immunosenescenza.Completano le azioni antiaging dell’ormone, gli effetti antiossidanti dovuti sia ad un’azione diretta che indiretta attraverso la stimolazione della sintesi di preziosi antiossidanti intracellulari.In modelli animali, la melatonina, somministrata in dosi farmacologiche e fisiologiche, previene il danno ossidativo sia a livello delle membrane, che a livello del DNA nucleare, agendo inoltre come stabilizzatore delle membrane cellulari, che risultano pertanto più resistenti agli attacchi ossidativi(Lena 2004,Ortega 2007,Kedziora2007,Reiter 1997,1998,1999,2001,2003).La protezione di tutte le strutture cellulari, è da ascriversi alla sua capacità di essere solubile sia in acqua che nei grassi e quindi di potersi concentrare sia nel citoplasma che nel nucleo dopo aver attraversato rispettivamente, le membrane cellulari e nucleari.L’ormone pinealico, ottimizza altresi’ il profilo dei grassi nel sangue,normalizza la pressione arteriosa,svolge effetti antiarteriosclerotici, attraverso un’azione antiossidante, di facilitazione della produzione dell’ossido nitrico e di modulazione della funzione tiroidea.(Kadhim 2006,Hussain 2007)Alcune di queste azioni come d’altra parte l’ottimizzazione della glicemia e della funzione insulinica,nonche’alcuni effetti antinfiammatori ,sarebbero altresì sostenute dall’induzione dell’espressione del gene che regola la sintesi dell’adiponectina da parte del tessuto adiposo.Questo effetto viene mediato dall’attivazione dei ppras gamma(Hussain 2006,Anisimov2006, Peshke 2007).
L’insieme di queste azioni,stanno alla base dell’importante effetto protettivo svolto dall’ormone nei confronti dell’apparato cardiovascolare,prevenendo in particolare lo scompenso cardiaco,la patologia coronarica e la morte cardiaca improvvisa(J.Pin.Research 2000-2004,Cont.Clin.Tr2007).
Melatonina: occhio alle interazioni ormonali.
Molteplici sono le interazioni tra la melatonona ed altri assi ormonali. Melatonina e cortisolo si inbiscono a vicenda. L’ormone pinealico viene stimolato dall’estradiolo e dall’ormone della crescita ed inibito dagli ormoni tiroidei e dal cortisolo.
La melatonina a sua volta, inibisce oltre il cortisolo anche gli ormoni sessuali, mentre stimola l’ormone della crescita e la conversione dell’ft3 in ft4. La presenza di queste intricate interazioni sta alla base del fallimento di molte terapie che utilizzano un solo ormone alla volta. Ad esempio la somministrazione di melatonina in associazione o meno al gh ed al dhea, essendo i tre ormoni tutti inibitori della produzione endogena di cortisolo, deve essere sempre effettuata dopo aver valutato la funzione surrenalica dell’individuo. Nel caso di una ridotta funzione delle surrenali,questa terapia ormonale andra’sempre integrata con l’assunzione di dosi fisiologiche di cortisolo o di pregnenolone.
Quanti tra i lettori hanno assunto dosi soprafisiologiche di melatonina (3-10m), magari consigliati da amici o dal farmacista come rimedio alternativo alle benzodiazepine o come supplemento antietà e si sono ritrovati ad accusare il giorno dopo forte stanchezza,sonnolenza e depressione? Probabilmente i loro liveli di cortisolo gia’ precari, sono precipitati causando i caratteristici disturbi.
Questo è l’ennesimo esempio di come ormoni apparentemente innocui e venduti liberamente come la melatonina, possano scatenare squilibri ormonali latenti se non vengono utilizzati in dosi fisiologiche (per la melatonina tra i 0,05 ed 1 mg alla sera e preferibilmente nella forma sublinguale a rapido assorbimento) e se non si tiene conto delle complesse interazioni ormonali e del globale profilo endocrino di ciascun individuo.
la ghiandola tiroide:l'attivatrice matabolica
La Ghiandola tiroide: l’attivatrice metabolica.
La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla, che si trova nella parte anteriore del collo, proprio al di sotto del pomo d'Adamo. Ha due lobi collegati da un sottile istmo e produce gli ormoni tiroidei. Questi sono composti da una o due molecole dell’aminoacido tirosina contenenti ciascuna una o due molecole di iodio,componente essenziale per la loro produzione.Lo iodio proviene dall'acqua che beviamo e dai cibi che mangiamo; è importante quindi che sia presente in quantità sufficiente nella nostra alimentazione.
La ghiandola produce quattro ormoni, che a seconda del numero delle molecole di iodio in essi contenuto, sono denominati T1, T2 ,T3 e T4. La forma piu’ diffusa (presente per l’ 80%) e’ il T4, forma inattiva da cui viene prodotto il T3, che e’ la forma attiva (per il restante 20%),attraverso la liberazione di una molecola di iodio.Gli ormoni tiroidei circolano nel sangue quasi completamente legati a proteine (TBG) in composti inattivi.
Solo una piccolissima frazione e’ biodisponibile per i tessuti ed e’ presente nel sangue nella forma libera non legata a proteine sottoforma di ‘’free’’T4 e ‘’free’’T3.I livelli plasmatici di T4 ci informano se la ghiandola produce adeguati quantitativi di ormone tiroideo, quelli di T3 e di fT3 in particolare, se il T4 viene adeguatamente convertito nella forma biologicamente attiva.La ghiandola produce in piccola percentuale altre frazioni ormonali dette T1 e T2. La prima, il primo mattone per la sintesi degli altri ormoni, ha un ruolo sconosciuto; la seconda, ritenuta un tempo inattiva, eserciterebbe le sue funzioni solo a livello epatico e del grasso bruno ove ha sede il processo della termogenesi e quindi svolgerebbe effetti brucia grasso.
La sua presenza e’ altresi’ fondamentale per un’adeguata attività dell’enzima deiodinasi, che favorisce la conversione del T4 in T3. Il T2 puo’essere prodotto dal T3 (o dalla sua forma reverse detta rT3 ).La tiroide lavora come un impianto di riscaldamento fornito di termostato: se c'è sufficiente quantità di ormoni tiroidei in circolo, la ghiandola smette di produrli (proprio come un termosifone che si ferma quando c'è sufficiente calore nella casa).
Quando il corpo ha bisogno di più ormoni tiroidei, la ghiandola ricomincia a produrli.L'ipofisi, una ghiandola situata alla base del cervello, funziona come il termostato, informando la tiroide su quando incrementare o ridurre la sintesi ormonale. L'ipofisi produce l'ormone TSH con il quale comunica con la ghiandola tiroidea.
A sua volta l’ipofisi viene regolata in questa sintesi dall’azione dell’ipotalamo produttore del TRH grazie al quale comunica con l’ipofisi. E’ il classico meccanismo di autoregolazione della produzione ormonale detto a feedback,che come si e’ detto,riguarda molti circuiti ormonali. Scopo di questo meccanismo di controllo e’ quello di mantenere costanti i livelli degli ormoni nel sangue. Nel caso della tiroide, se si riducono i livelli plasmatici di ormone tiroideo come avviene nell’ipotiroidismo, viene stimolata la produzione di TRH e quindi di TSH, il contrario accade quando i livelli dell’ormone tiroideo aumentano (ipertiroidismo).I valori ematici di TSH sono indice dell’attivita’ tiroidea, alto TSH è espressione di ipotiroidismo, basso TSH di ipertiroidismo, valori normali di funzione tiroidea adeguata (eutiroidismo).Il T4 viene convertito in T3 prevalentemente a livello del fegato sotto l’influenza della leptina.
Sedi di produzione sono anche i reni, i muscoli, il cuore ed il sistema nervoso. Molti fattori ambientali, nutrizionali ed ormonali ne favoriscono la sintesi. Tra questi ultimi, oltre alla leptina, vanno citati la melatonina, il dhea, il cheto-dhea, il testosterone ed il gh,mentre estradiolo e progesterone la inibiscono.Il cortisolo in dosi fisiologiche esercita un’azione modulante,favorendone la conversione in situazioni di ridotta funzione tiroidea mentre la deprime nei casi di iperattivita’.
L’ormone surrenalico inibisce la funzione tiroidea quando e’ eccessivamente elevato (stress cronico, terapie farmacologiche), sia attraverso una ridotta conversione del t4 in t3 (con aumento del rt3), che deprimendo la sintesi del TSH.Una carenza lieve di cortisolo puo’ favorire la conversione del t4 in t3,mentre nella fatica surrenalica,caratterizzata da livelli molto bassi di cortisolo, si osserva una depressione della funzione tiroidea (rallentato rilascio del tsh,ridotta sensibilita’ dei recettori periferici e deficit della conversione del t4 in t3).In condizioni normali, se tutto funziona perfettamente, adeguati livelli di T3 verranno prodotti a partire dal T4.Ma questo processo di conversione tende ad indebolirsi con il trascorrere degli anni. Invecchiando si manifesta altresi’ un incremento nella produzione a partire dal T4 di rT3 (reverse T3) che e’una forma inattiva dell’ormone T3.Concorrono alla formazione del rT3, le infezioni,il diabete,le infiammazioni e lo stress cronico (CFS e fibromialgia), le continue diete, gli squilibri nutrizionali (carenza di iodio, zinco, selenio e l’accumulo di metalli tossici) e quelli ormonali (carenza di GH).L’accumulo di rT3(blocco dei recettori del T3 e della conversione del T4 in T3) riduce l’efficienza dell’attività enzimatiche, rallenta il dispendio ed il fabbisogno energetico, favorisce l’azione e la produzione dei radicali liberi e delle citochine infiammatorie.
Profusa stanchezza,confusione mentale, difficolta’a dimagrire, dolori muscolari e predisposizione alle malattie cardiovascolari sono le conseguenze cliniche piu’ importanti procate da un eccesso di rT3.Il controllo dello stress, la cura sostitutiva con tiroide secca(oT3) ed ormone della crescita, la supplementazione con zinco, iodio e selenio tendono a promuovere la sintesi del T3 al posto del rT3, a partire dal T4.
Come agisce la tiroide.
IL fT3 influenza l’attivita’di particolari recettori nucleari (della stessa famiglia dei PPRAs) regolando l’espressione di geni coinvolti in molte funzioni,quali:
- metabolismo basale: viene attivato come conseguenza dell’aumento del consumo di O2 e dell’incremento della produzionee di calore(termogenesi).
- metabolismo dei grassi: favorisce la mobilizzazione dei grassi di deposito.
- metabolismo dei carboidrati: agevola la captazione del glucosio nelle cellule,stimola la sintesi di glucosio a partire dagli aminoacidi (gluconeogenesi) e la glicogenolisi, ovvero la scissione delle riserve epatiche e muscolari di glicogeno con la conseguente liberazione di glucosio nel circolo sanguigno.
L’ormone tiroideo stimola non solo il metabolismo e la produzione di energia ,ma tutte le attivita’ cellulari,ottimizzando in particolare le funzioni dell’apparato cardiovascolare,del sistema nervoso ed immunitario,del fegato(processi di disintossicazione)nonche’la sensibilita’ periferica all’insulina.
La riduzione dei livelli di colesterolo, l’accellerazione del battito cardiaco e della frequenza respiratoria,l’aumento della capacita’contrattile del muscolo cardiaco,la riduzione della pressione diastolica, l’attivazione della concentrazione e della memoria, un buon livello di energia mattutina, un sonno restauratore, lo svuotamento dell’intestino, la ricrescita dei capelli, la riduzione della massa grassa, un’efficiente difesa contro le infezioni, l’elasticita’della pelle, sono tutti aspetti di un’ottimale attivita’della ghiandola tiroide.
Ipotiroidismo:l’epidemia nascosta.
Quando l’attivita’della tiroide si riduce,come si osserva progressivamente con il trascorrere degli anni o nelle patologie primarie della ghiandola come le tiroiditi o nelle situazioni esposte precedentemente in cui si realizza un blocco della conversione dell’ormone inattivo in attivo,si parla di ipotiroidismo.Questo si presenta molto spesso con una sintomatologia molto sfumata e di difficile diagnosi essendo gli esami di laboratorio normali o di poco alterati(ipotiroidismo subclinico).Il paziente viene spesso o trascurato o trattato in modo erroneo.Molti medici somministrano solo l’ormone T4,che qualora ci sia un blocco della sua conversione in T3,non risolve il problema,anzi, lo aggrava:un maggiore quantitativo di T3r viene prodotto a partire dal T4 con ulteriore ridotta produzione di T3 e conseguente peggioramento della sintomatologia.Anche il trascurare le molteplici interazioni ormonali(specie con le ghiandole surrenali) e le cause dovute a squilibrio nutrizionale, nonche’ la difficile interpretazione (range di riferimento troppo ampi,oscillazione dei valori plasmatici) o la scarsa diffusione di alcuni esami di laboratorio (come il dosaggio plasmatico del T3 r e del fT4 ed fT3 delle urine delle 24 ore),fanno si’ che l’ipotiroidismo rappresenta una vera trappola per l’endocrinologo.Quando la funzione tiroidea non e’ ottimale,ne risentira’primariamente l’attivita’mitocondriale con ridotta produzione energetica,e con un progressivo accumulo di grasso nei tessuti di deposito, cellulite, ritenzione idrica specie su mani e piedi, gonfiore del volto, degli occhi, del labbro inferiore, lingua gonfia con impronte dentarie, borse sotto gli occhi ed occhiaie (specie la mattina), difficolta’a perdere peso (Herthoghe 1999, Lo Cascio1999, Osterweill 1992, Prange 1990, Tiwari 1997).
Un deficit della funzione tiroidea provoca altresì i seguenti disturbi e patologie(Wartofsky2006,Danzi2004,El Shaikh2006,Asimi 2007):
-depressione e stanchezza specie al risveglio ed a riposo che migliorano il pomeriggio, con il movimento o con l’attivita’ mentale, sonno non restauratore, cali della memoria, della concentrazione e delle capacita’di apprendimento, sonnolenza, apatia, disinteresse, ridotta velocita’di pensiero e di eloquio, alternati a nervosismo ed iperattivita’compensatorie.
-secchezza e pallore della pelle, caduta e secchezza dei capelli, rarefazione del lato esterno delle sopraciglia, unghie fragili con solchi, stitichezza, cattiva digestione, senzazione di freddo e sudorazione alle estremita’, bassa temperatura corporea, eccessiva freddolosita’con tendenza a coprirsi molto anche d’estate, scarsa sudorazione al caldo.
-maggiore facilita’a contrarre infezioni,indebolimento delle difese immunitarie e predisposizione al cancro(specie del seno).
-aumento dei markers infiammatorie e dell’omocisteina,ridotta sensibilita’ all’insulina,sindrome metabolica, battito cardiaco rallentato,aumento del colesterolo e della pressione diastolica,arteriosclerosi,aumentato rischio di morte per cause cardiache(scompenso cardiaco,coronaropatia,aritmie).
- crampi muscolari notturni,mialgie, dolori e rigidita’articolari(specie la mattina),cefalea,disordini del ciclo mestruale,emorragie uterine,sterilita’,tendenza ad abortire, riduzione dei riflessi tendinei, ingrossamento della ghiandola tiroide.
Quando la tiroide è iperattiva, avremo sintomi opposti: ansia, agitazione, tremore, insonnia, sudorazione, sensibilita’al caldo, dimagramento, tachicardia, diarrea, etc.
Gli ormoni tiroidei in dosi fisiologiche agevolano altre funzioni ormonali come quelle svolte dalla leptina,dall’insulina,dall’ormone della crescita,dal dhea e dagli ormoni sessuali,mentre inibiscono la melatonina ed accelerando il catabolismo del cortisolo,ne riducono l’attivita’.
Una ridotta funzione della ghiandola tiroide avrà quindi ripercussioni su molte altre aree ormonali.In particolare l’ipotiroidismo,crea una situazione di stress che sollecitando le ghiandole surrenali,ne favorisce l’ evoluzione verso lo scompenso.’’Adrenal fatigue’’ ed ipotiroidismo spesso si associano(80% dei casi) e si aggravano vicendevolmente.
Altri studi hanno messo in evidenza come una tiroide iporeattiva si associ ad un aumento dei markers infiammatori, ad un accumulo di insulina e ad una ridotta produzione dell’ormone della crescita(Gunes K.2005).L’ipotiroidismo e’altresi’associato ad un aumento del colesterolo con una inibizione della sintesi di pregnenolone e degli ormoni da questo derivati.Per questo motivo, il ripristino di un’ottimale funzionalita’tiroidea,e’il primo passo da realizzare nell’ambito di una terapia di biomodulazione multiormonale.
L’ormone della crescita(GH):il rigeneratore universale.
E’ l’ormone fondamentale per la crescita ed il rinnovamento di tutti i tessuti.Viene prodotto dall’ipofisi anteriore con un ritmo circadiano contrapposto a quello del cortisolo e speculare al ritmo della melatonina, presentando il suo picco durante le ore notturne. La sua produzione viene favorita dall’attivita’ fisica, dal digiuno e da un pasto ricco di proteine.
Il GH stimola a livello epatico la produzione della Somatomedina C (IGF-1),attraverso la quale esplica le sue funzioni anaboliche.In sinergia con la melatonina,e’ il grande orchestratore della fase anabolica o di rinnovamento dei tessuti che ha luogo prevalentemente nella fase notturna.L’ormone e’ responsabile per gran parte della crescita che avviene durante l'infanzia e la pubertà.Senza l'ormone della crescita saremmo tutti dei nani.In eta’adulta,ottimizza l’efficienza funzionale ed ostacola l’invecchiamento degli organi,favorendone i processi riparativi.Ecco le principali funzione svolte dal GH:
-riduce la massa grassa specie nell’addome, nelle cosce, nei glutei e nei fianchi.
-aumenta la sintesi proteica ottimizzando quindi il la massa ed il tono muscolare, il trofismo osseo e quello articolare (Mulligan1996-1998,Herthoghe1997,Andrulakis2006,Feldt aymond 2007).
-dona alla pelle un aspetto giovanile favorendo la sintesi delle fibre elastiche e connettivali, e mantenendola idratata e tonica; agevola i processi di cicatrizzazione e di guarigione delle ferite (Herthoghe1997).
-preveniene la sclerosi di organi vitali come il cuore, il timo, l’apparato digerente,quello respiratorio ed i reni.
-durante il giorno favorisce la produzione di energia ,mantendoci attivi e propositivi,nel corso della notte rende il sonno piu’ profondo e ristoratore,con minor bisogno di dormire(Rivas 1995).
-ottimizza il tono dell’umore tenendo lontani ansia ed irritabilita’,rendendoci altresi’piu’ sicuri ed emotivamente equilibrati(Astrom 1990,Deijer1996).
-aumenta la resistenza allo stress,favorendone il recupero da situazioni stressanti specie dopo uno sforzo fisico e quando si fanno le ore piccole(Herthoghe 1997).
-agevola i processi cognitivi,favorisce i processi di neuroplasticita’attraverso l’induzione dei fattori di crescita nervosi(Tham 1993).
- ottimizza il profilo lipidico ,ostacola il processo di arterio-
sclerosi, favorisce l’elasticita’ delle arterie e le funzioni endoteliali(Russel1994,Valcavi 1995),stimola la contrattilita’ e la performance cardiaca.
-inibisce la produzione delle citochine infiammatorie,dell’omocisteina,
della proteina C reattiva(PCR) e del fibrinogeno.
-stimola le funzioni immunitarie,preservando il trofismo del timo (Napolitano2002,Savino2000,2002,2003,Smaniotto2004).
La massima produzione dell’ormone da parte dell’ipofisi la si osserva intorno ai 20 anni, per poi decrescere progressivamente con una perdita pari al 14%per ogni decennio.La sua ridotta produzione contribuisce decisamente alla comparsa di molti fenomeni che caratterizzano il processo di invecchiamento:
-aumento del grasso specie in sede addominale,delle natiche,del tronco ed in sede mammaria(uomini),cellulite (De Boer1996,Procapio1995).
-perdita’della forza,della massa e della tonicita’muscolare con generale inflaccidimento della siluette corporea:spalle,seno e glutei cadenti,tricipiti,volto, interno cosce,addome e palmo delle mani poco tonici(Herthoghe1997).
-assottigliamento,secchezza e perdita di elasticita’della pelle con comparsa di rughe profonde specie nell’area naso-geniena e sulla fronte,labbra sottili,guance e palpebre cadenti,borse sotto gli occhi,doppio mento, assottigliamento, perdita e grigiore dei capelli,sopracciglia sottili e meno folte,retrazione gengivale( Zouboulis2003,Herthoghe1997).
- costante senso di fatica,difficile recupero dallo stress psico-fisico,difficolta’ a far tardi la notte ed a recuperare quando si fanno le ore piccole,sonno poco restauratore,ansioso e superficiale,assenza di sogni,maggiore bisogno di dormire.(Allain 1997,Cleare 2000).
-sbalzi d’umore,costante depressione, irritabilita’,scarsa autostima,tendenza all’isolamento,difficile controllo emozionale,maggiore vulnerabilita’ emozionale verso minimi stress, confusione mentale, perdita di memoria (Jarret 1990, Rubin 1990, Voderholzer 1993, McGaulez 1990, Degerbled 1990, Isgaard 2007).
-calo del desiderio, della potenza sessuale e della durata delle erezioni (Fujita1997).
-suscettibilita’a contrarre infezioni.immunosenescenza.
-dislipidemia,aterioslerosi,aumento pressione arteriosa,indebolimento del muscolo cardiaco,sindrome metabolica(Russel1994) e predisposizione alle patologie cardiovascolari.
-artrosi ed osteoporosi, incurvamento della schiena, assottigliamento delle mandibole, dolori muscolari e tendinei, fibromialgia (Bennet 1998).
La terapia sostitutiva con l’ormone della crescita, utilizzando microdosi dell’ormone prodotto in laboratorio, si rivela utile nel ripristinare il tono e l’efficienza funzionale di tutti gli organi e gli apparati.
Concorrono a questi risultati, dieta, integratori ed attivita’fisica adeguati, nonche’ l’integrazione con altri ormoni ritenuti deficitari (Herthoghe 1997, Follin 2006 Murray 2002, Chen 2000).
A tal proposito, prima di iniziare un protocollo di biomodulazione ormonale, e’di fondamentale importanza la conoscenza delle molteplici intereazioni svolte dal GH su altri assi ormonali e viceversa.L’ormone della crescita infatti favorisce l’attivita’ della melatonina, degli estrogeni, del progesterone, del testosterone ed degli ormoni tiroidei mentre deprime i livelli di cortisolo; per questo motivo è anche definito “l’ormone leader”.
D’altra parte anche gli altri ormoni influenzano i livelli di gh e di Igf-1:melatonina,dhea,estrogeni, progesterone,testosterone ed ormoni tiroidei favoriscono l’attivita di gh e di Igf-1,mentre il cortisolo tende a deprimerla.
Gli ormoni del grasso
Adesso sappiamo che il tessuto adiposo non è solamente undeposito statico di calorie immagazzinate, quanto piuttosto unorgano endocrino. Specialmente il grasso viscerale, localizzato nell’area addominale, è infatti sede di produzione di ormonicome l’estradiolo, il cortisolo, la leptina, l’adipopectina, la visfatina,la resistina e le citochine infiammatorie.
Questi ormoni influenzano il metabolismo di grassi, zuccheri e proteine, regolando quindi l’entità degli accumuli adiposi, la produzione di energia, nonché il comportamento alimentare e persino le funzioni immunologiche. Essi rappresentano quindi il collegamento tra tra il tessuto adiposo e altri organi, come il cervello, imuscoli, il fegato e l’apparato digerente.Un ormone di recente scoperta, che ha rivoluzionato le nostreconoscenze sul tessuto adiposo, è la leptina.
Essa viene prodotta dalle cellule adipose e invia messaggi al cervello in grado di regolare l’appetito e i livelli energetici.In condizioni normali, quando cioè i meccanismi di regolazione energetica sono in perfetto equilibrio, via via che il cibo si trasforma in grasso di deposito la leptina secreta dal tessuto adiposo bianco informa l’ipotalamo sulla presenza di livelli adeguati di grasso e a sua volta l’ipotalamo invierà segnali sia di riduzione del senso di fame sia di attivazione del metabolismo dei grassi, mediati questi ultimi dal sistema simpatico e dalla tiroide.
A mano a mano che cresce la stimolazione del sistema simpatico e quindi la conseguente combustione dei grassi, la produzione di leptina viene ridotta dall’azione dell’adrenalina e quindi il metabolismo si riduce.
Questo ormone è coinvolto anche in altre funzioni, come la regolazione della densità minerale ossea, del sistema immunitario e degli organi riproduttivi.Nella maggioranza delle persone la quantità di leptina prodotta è direttamente correlata ai depositi di grasso corporei, ed è quindi deputata a bilanciare l’apporto di cibo rispetto ai depositi di energia presenti nell’organismo.
Una carente produzione di leptina causa infatti grave obesità. Nei soggetti obesi si osserva più che altro una progressiva perdita della sensibilità dei recettori dell’ipotalamo alla leptina, con conseguente aumento del senso di fame, riduzione del metabolismo dei grassi e accumulo degli stessi nel tessuto adiposo.In questi pazienti si manifesta un incremento dei livelli plasmatici dell’ormone che è costantemente associato a quello dell’insulina. L’insulina viene prodotta dal pancreas in risposta all’innalzamento della glicemia come conseguenza dell’ingestione di cibo.
L’ormone favorisce la produzione di energia sotto forma di glicogeno epatico e muscolare, agevolando l’ingresso del glucosio all’interno di queste cellule; allorché la capacità di questi magazzini fisiologici di carburante viene saturata, lo zucchero in eccesso è immagazzinato come trigliceridea livello del tessuto adiposo. Siccome sono soprattutto le celluledel grasso viscerale e di quello sottocutaneo addominale a essere sensibili all’azione dell’insulina, il risultato finale è che per effetto dell’insulina si ingrassa in particolare nel giro vita.Con il trascorrere degli anni, le cellule di questi tre tessuti diventano meno sensibili all’azione dell’insulina.
Tale fenomeno viene favorito da particolari polimorfismi genetici, dallo stress, da diete ricche in carboidrati raffinati, dagli squilibri ormonali tipici dell’invecchiamento e dall’abnorme produzione delle citochine infiammatorie, di resistina e di leptina da parte del tessuto adiposo viscerale.
La produzione di adiponectina,ormone che promuove la sensibilità all’insulina e brucia i grassi,viene invece ridotta. Nel tempo, la resistenza insulinica non si manifesta in modo sincrono nei vari tessuti. Il primo a risentirne è il fegato, quindi i muscoli e infine il tessuto adiposo:questo, per lungo tempo e sotto l’influenza dell’insulina stessa,converte il glucosio circolante, non utilizzato adeguatamente da fegato e muscoli, in grasso di deposito.
Normalmente l’insulina,prodotta per alcune ore dopo il pasto, stimola le cellule adipose a sintetizzare la leptina. Allo stesso tempo, man mano che aumentano i suoi livelli nel sangue, la leptina inibisce la produzione di insulina da parte del pancreas e il cerchio si chiude.
Con il tempo, però, nei soggetti in sovrappeso non solol’ipotalamo, ma anche le cellule del pancreas diventano meno sensibili alla leptina e continuano quindi a produrre insulina.L’eccesso di insulina favorirà come si è detto l’insorgenza dell’insulinoresistenza.
La mancata percezione dei reali livelli di grasso,causata dalla leptinoresistenza,mandera' in confusione il fegato,con il risultato di deprimere la produzione di glucagone,e ridotti livelli di glucagone agevoleranno l'ulteriore accumulo di grasso.
Abnormi livelli di leptina deprimono altresi' la funzione tiroidea e del gh,attivano le citochine infiammatorie che aggravano la leptino-insulinoresistenza,nonche' riducono la sensibilita' delle cellule adipose addominali e viscerali all'azione bruciagrasso dell'adrenalina.
Leptino e insulinoresistenza sono due fenomeni che si amplificano a vicenda aggravando il sovrappeso(specie in sede addominale),l'accumulo dei grassi e dei fattori della coagulazione nel sangue,l'aumento della pressione arteriosa,l'infiammazione cronica e l'invecchiamento e predisponendo al diabete,alle malattie cardiovascolari e al cancro.